Ha bisogno di qualcuno che, con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti (Pablo Neruda).
La terapia é anche questo.
Come il genitore, leggendo le favole al figlio, gli permette di cogliere il senso del racconto e di mettere insieme i tasselli a ogni rilettura, così il clinico rileggendo la storia del paziente costruisce nuovi significati grazie alla sua prospettiva esterna.
Intraprendere questo percorso significa concedersi del tempo per rileggere la propria storia, per capire chi si era, chi si è e dove si sta andando. Fare questa operazione da soli non è per niente facile e il rischio è quello di rimanere incastrati nella propria ed unica prospettiva, giungendo sempre alle stesse conclusioni, che a volte possono essere errate.
Ecco perché nella rilettura della nostra favola sono spesso necessarie le lenti speciali del terapeuta: perché esse colgono significati a noi sconosciuti, forniscono una prospettiva esterna e professionale che non avevamo considerato, creano collegamenti sotterranei che consentono finalmente di dare un senso alla nostra storia, ma soprattutto perché lasciano trasparire “la meraviglia e l’incanto negli occhi”, la curiosità, l’empatia, la sintonia.
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